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Si pensa che con un pennello in mano il bambino impari a disegnare.

Ma nel Closlieu, con un pennello in mano, il bambino impara a essere.

Arno Stern

Il Laboratorio

Lo scopo de Il Rifugio della Traccia

Quando si pensa ad una produzione grafica - disegnata o dipinta che sia - automaticamente siamo portati a chiederci il valore comunicativo che essa contiene. Questa logica comunicativa legata al disegno si ingigantisce ancora di più quando il prodotto grafico è quello di un bambino: l'adulto senza nessuna discrezione vuole capire, indagare, farsi spiegare - "Cos'è questo"? "Cosa hai disegnato"? -. Quando si elimina dal tracciare la finalità estetico-artistica e comunicativa, quel che emerge è un'altra manifestazione dell'essere umano ed è l'ESPRESSIONE DELLA MEMORIA CELLULARE, DI CIO' CHE IL NOSTRO CORPO REGISTRA DALLA SUA FORMAZIONE ORGANICA, DALLA VITA EMBRIONALE IN POI. E questo è davvero fantastico quasi a non sembrare vero!

SAM 0341La considerazione errata che si ha oggi dell'atto del tracciare (atto che un individuo ha da quando sà impugnare una matita e lascia un segno su un foglio) ostacola a tal punto l'innata capacità di esprimersi da far sentire tale traccia, in particolare quella infantile, inutile e rende la produzione grafica di importanza marginale.

I bambini dai due ai cinque anni vengono considerati incapaci di creare e di tracciare, e ciò viene considerato "normale perchè piccoli", e la loro traccia viene definita dai "grandi" uno scarbocchio. Quelli invece di età maggiore sono solitamente indirizzati ad una produzione grafica che è legata alla "copia dal vero", ad una traccia che deve essere giudicata:" ... il tetto della casa si disegna così...., il camino deve essere dritto e non obliquo, ma non hai visto i camini sopra le case come sono?" e da quì inizia una produzione grafica che non è più personale e non ci rendiamo conto (sicuramente pensando di aiutare il bambino "insegnandogli a disegnare") di ostacolare quella capacità creativa, che ha da sempre contraddistinto l'essere umano, sino a farla morire, creando in noi una traccia che mentre la si realizza rende insicuri sulle proprie capacità, una traccia uguale a milioni di altre tracce, una traccia artificiale.
La visione che si ha nell'atelier di tutto ciò è completamente diversa; in esso nasce la consapevolezza che le cose non stanno così. 

Giocando con le forme e i colori si scoprirà, con il tempo e la regolarità, il piacere e la certezza di saper fare e poter riuscire. Se per qualche motivo nei primi anni di vita non siamo stati liberi di esprimere la nostra creatività perché condizionati dal giudizio dei "grandi", non saremo adulti pienamente realizzati. 

L'atto del tracciare è innato in noi, è nella nostra memoria organica, e come tale non bisogna ostacolarlo (con giudizi, competizione, con indicazioni sul cosa tracciare o con l'interpretazione della traccia stessa) se lasciato libero ci permette di nutrirci di fiducia in sé stessi, di realizzazione personale, dà sicurezza perchè è un atto che sgorga senza inibizioni all'interno di un gruppo eterogeneo di individui: di ogni età ("bambini senza età" come li chiama Arno Stern fondatore geniale di tale esperienza), condizione sociale, etnia.

La personalità di ciascuno di noi si sviluppa fino ad una dimensione impensata....….L'attività nel Closlieu non é una terapia, ma é preventiva perchè stimola capacità che permettono all'individuo di realizzarsi. Essa sviluppa precisamente attitudini che la cultura ha soffocato e fa di ciascun essere, qualunque sia il momento in cui si dedica alla Formulazione, una persona più completa.
Arno Stern
Nel Closlieu si creano le condizioni e l'atmosfera che favoriscono l'atto spontaneo del tracciare, un tracciare (disegnare, pitturare) che diventa personale ed è seguito e facilitato dalla mia presenza, una Praticien che non giudica, non interpreta, ma che ha imparato a riconosce molto bene i segni della Formulazione (codice universale fatto di segni appartenente al nostro codice genetico) che è in ciascuno di noi, nella nostra memoria organica, ed è al servizio della traccia stessa.

Il Rifugio della traccia si rivolge a tutti: adulti, bambini e ragazzi a partire dai quattro anni che intendano arricchirsi attraverso la pratica del gioco del dipingere in un luogo privilegiato. I partecipanti più "piccoli" nell'atelier sentono di possedere abilità al pari dei più "grandi" perché quello che producono non sono mai "scarabocchi", ma la Formulazione di un'espressione organica di enorme valenza formatrice. L'ambiente raccolto dell'atelier permette alle persone più timide di aprirsi e sentirsi a proprio agio. Il bambino lavorando all'atelier costruisce qualcosa, termina la seduta con una sensazione di completa soddisfazione perché è cosciente di aver fatto il massimo di cui è capace.

Paola Vidotto